Valentino, la terza età

Non solo il motociclismo – che le sue imprese hanno contribuito a portare fuori dalla nicchia dei biker per la pelle-ma lo sport intero, italiano emondiale, che in lui 13 anni fa ha trovato un personaggio nuovo, straordinario e però mai banale nel bene e nel male, come testimoniano le sue (poche) dirompenti sconfitte, in pista e fuori.

Da un lato, estroverso, aperto e cazzaro; dall’altro, lucido, rigoroso, implacabile verso se stesso e verso gli altri, siano i collaboratori da sferzare nei momenti difficili (come accadde dopo i titoli persi nel 2006 e nel 2007 da Hayden e da Stoner), siano gli avversari da mettere sotto pressione con il potere della personalità (chiedere per conferma a Biaggi, Gibernau e, da ultimo, anche a Casey Stoner, sconfitto l’anno scorso a Laguna Seca con il polso e con la testa).

Comunque la si veda, dopo l’età delle vittorie e quella della riflessione (il biennio 2006/07 fatto di sconfitte in pista e della vicenda fiscale che ha incrinato l’immagine retorica e irreale di ragazzo perfetto amato anche dalle mamme e dalle nonne), ora Valentino è nell’età adulta.

Davanti ha da battere uno Stoner che sembra più forte che mai, il record di vittorie e i Mondiali in classe regina di Agostini (6 a 8, si può fare), nuovi regolamenti ai quali finora, con arte camaleontica, si è sempre adeguato, piegandoli a sé con nonchalance, non a caso è l’unicoad aver vinto con cinque tipi di moto diversi (125, 250, 500, MotoGp 1000 e 800).

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